Zucca per contorno al profumo di curry


Già nota ai frequentatori del blog la mia passione per il mercatino della Coldiretti del sabato mattina. 
È l’unico con cui tradisco il mio ortolano di fiducia, lo giuro! 


Beh, comunque sabato l’altro (una giornata miracolosamente poco autunnale) ci sono andata e ho preso di nuovo un bel pezzo di una zucca gialla, soda e saporita.  
Ne ho usato una parte per una minestra (ricetta qui) e un pezzo l’ho inserito come nota di colore in un minestrone. 

Ne rimaneva un ultimo pezzetto; troppo per una cosa, troppo poco per l’altra… alla fine mi sono inventata questo contorno al volo, giocando sul dolce naturale di questa verdura e il contrasto con gusti più acidi e speziati.

Zucca gialla
olio
burro
aglio
sale, pepe bianco
aceto balsamico
succo di limone
zenzero in polvere
curry (o altro mix di spezie orientali a piacere)
zucchero di canna

Togliere la scorza alla zucca e tagliarla a pezzi di medie dimensioni, non troppo spessi.
In una padella molto larga scaldare dell’olio misto a una noce di burro con dell’aglio (schiacciato se preferite un sapore più deciso, intero se preferite un sapore più delicato e se volete toglierlo prima di portare la pietanza in tavola). 
Unire poi i pezzi di zucca e rosolare brevemente.


Nel frattempo preparare circa mezzo bicchiere di acqua calda con alcune gocce di aceto balsamico, poco succo di limone filtrato e le spezie in polvere. 

Mescolare bene e utilizzare il composto per bagnare poco per volta la zucca in cottura.
Quando la zucca sarà cotta (non ci vorrà molto: provate la cedevolezza con una forchetta), spolverare con poco zucchero di canna, lasciar asciugare e poi servire immediatamente.

Questo contorno, adatto a un petto di pollo o di tacchino ai ferri, o a un filetto di maiale, diventa facilmente un piatto unico se alla zucca si uniscono delle patate precedentemente lessate e fatte insaporire solo alcuni minuti in padella.

Dolce alle mele cotogne e un po’ di spezie



Come avevo già detto qui, la settimana scorsa una gentile signora mi ha regalato alcune mele cotogne. Erano poche per tentarsi una marmellata o una composta (ma sto meditando un chutney appena ne trovo altre così belle), quindi ho deciso di utilizzarle per un dolce semplicissimo e facilissimo. Ieri mattina quindi mi sono ritagliata una mezz’ora e mi ci sono dedicata. 

Poi, nel pomeriggio, altri impegni mi hanno portata davanti al mare (sai che novità…) e un tramonto assolutamente perfetto mi ha trattenuta lì, a bocca aperta, fino a che non è stato completamente buio. La sera, quindi, la cena è stata un po’ frugale… ma il dolce c’era! È piaciuto. Pubblico.



Mele cotogne
zucchero di canna
cannella
noce moscata
anice stellato
latte
uova
zucchero bianco
farina 00
baccello di vaniglia
 
Sbucciare (utilizzando, per comodità, un pelapatate molto affilato) e mondare le mele cotogne; ridurle in piccoli pezzi e gettarle in un pentolino con un poco di acqua, cannella, poco zucchero di canna, noce moscata e anice stellato a piacere. 

Cuocere a fuoco dolcissimo e a pentolino coperto, sul fornello più piccolo e utilizzando una retina spargifiamma.

Mescolare spesso e controllare bene che non si brucino: se occorre unire un po’ acqua.
Quando le mele saranno cotte, ovvero cominceranno a disfarsi, allontanarle dal fuoco e lasciarle raffreddare.
Nel frattempo preparare una crema pasticciera. La ricetta è arcinota e tutti la sanno fare, ma tanto vale ribadirla.

Indico qui le dosi che ho utilizzato per quelle che potevano essere benissimo quattro porzioni di dolce (ma che, in casa mia, sono diventate solo due…).
Allora: 125 ml di latte fresco, 2 tuorli d’uovo freschissimi, 75 g di zucchero bianco, 25 g di farina 00, un baccello di vaniglia aperto con un coltellino.
Scaldare il latte con la vaniglia fino al limite dell’ebollizione, quindi lasciar intiepidire. 

In una ciotola montare con una frusta a mano i tuorli d’uovo con lo zucchero fino a che non saranno bianchi e spumosi, aggiungere la farina setacciata, amalgamare bene, aggiungere anche il latte a filo. 
Mescolare bene con un cucchiaio o una spatola, quindi mettere il tutto sul fuoco e far addensare a fuoco molto moderato mescolando continuamente. Ci vorranno pochi minuti.
Quando le mele cotogne saranno fredde frullarle e riempire con esse metà delle ciotoline da dolce. Ricoprire con la crema, livellando con una spatolina o il dorso di un cucchiaio.
Terminare il dolce con tutte le decorazioni possibili… una spolverata di cannella o di cacao, di zucchero a velo… insomma con gusto e fantasia. Servirlo poi a temperatura ambiente; ma, se lo preparate con anticipo, ricordate di conservarlo in frigo e di toglierlo un po’ prima di consumarlo.

Polpi alla Jole



Di Jole qui non ce n’è. Ma questa mattina, quando ho deciso di abbinare i polpetti presi al mercato alla polenta bianca, mi è venuta prepotentemente in mente lei: la Jole di Marco Paolini, quella che cucinava polpi (folpi, nel suo dire veneto) al “bar della Jole”, appunto. 

E allora, anche se io in comune con lei non ho (quasi) nulla, son lontana mille miglia da quel luogo e tanti anni da quei ‘70, ho messo insieme un ragù di polpi con la polenta veneta e ho battezzato il piatto “polpi alla Jole”. Spero non me ne voglia Paolini, ché mi dispiacerebbe.



Polpetti piccoli e freschi (o precedentemente freezerati e scongelati)
farina per polenta bianca
sedano, carota, cipolla
pomodori freschi da sugo
passata di pomodoro
aglio
sale, pepe, peperoncino

Pulire i polpetti privandoli di becco e occhi e tagliarli a piccoli pezzi.
Tritare finemente una piccola carota, una costa di sedano e un pezzetto di cipolla bianca insieme a uno o più spicchi di aglio e a un paio di pomodori maturi adatti per il sugo.
Soffriggere il trito in poco olio arricchito da poco sale, un poco di pepe bianco o verde e un poco di peperoncino in polvere.
Unire i polpetti, mescolare e, poco dopo, unire la passata di pomodoro in quantità a piacere e abbassare drasticamente la fiamma (inserite, se possibile, anche una retina spargifiamma e trasferite la pentola sul fornello più piccolo); chiudere con un coperchio e lasciar cuocere lentamente.
In una pentola dal fondo spesso riscaldare dell’acqua leggerissimamente salata con l’aggiunta di mezzo cucchiaio di olio (lo so, è poco ortodosso, ma vi assicuro che così viene meglio). Quando l’acqua bolle unire a pioggia la farina per polenta mescolando con una frusta. Abbassare la fiamma e lasciar cuocere mescolando spessissimo.
Ecco, io amo la polenta “morbida” e quindi uso circa 200 grammi di farina per un litro di acqua. Se la preferite più densa mettetene 300 grammi e così via. Quanto alla cottura, per un litro di acqua bastano e avanzano 35 minuti. 

L’unica cosa da evitare assolutamente sono i grumi (brutti da vedere e fastidiosissimi da trovare sotto di denti), quindi bisogna avere una certa accortezza nel mescolare bene con la frusta e (vedi sopra) unire un poco di olio all’acqua utilizzata. 



Dopo circa 20 minuti scoperchiare la pentola con il ragù di polpi e far addensare un po’ il sughetto.
Quando sia polenta che ragù saranno pronti portare tutto fumante in tavola. A scelta la presentazione: in due piatti separati, in ciotole rustiche, uno sull’altro sullo stesso piatto.