In Sardegna, come ho già detto in
un post precedente, le varietà di fagiolo sono moltissime.
I fagioli provenienti dal Nuovo Mondo, ovvero quelli del
genere Phaseolus, sono arrivati sull’isola
tramite gli Spagnoli nel XVI secolo.
Come un po’ ovunque nel Mediterraneo, per un certo periodo si
sono affiancati alle varietà già presenti provenienti da Mesopotamia e Africa,
ovvero quelli del genere Vigna; in
seguito sono diventati i più diffusi, perché più produttivi, più veloci nella
crescita e maggiormente nutrienti a parità di peso o volume. Fortunatamente i Vigna si sono dimostrati tenaci e oggi
possiamo ancora gustare cicerchie, piselli, ceci e lenticchie!
Il fatto poi che i fagioli siano sempre stati una
coltivazione da orto più che da campo aperto - perché hanno bisogno di acqua,
di sostegni, di alternanza ombra-sole e perché crescono meglio se piantati
vicini ad altre piante come patate o zucche - ha sicuramente aumentato la
possibilità che si accentuasse la biodiversità. Le varietà si sono
moltiplicate, diventando “tipiche” di una manciata di orti e campicelli, del
territorio di uno e due paesi.
L’elenco dei fagioli sardi è lungo: i nomi sono bellissimi e
molto evocativi, le dimensioni sono generalmente ridotte. Uno dei più originali
è un fagiolino piccino caratteristico degli orti di Sorso, vicino Sassari. Si
chiama fasgioru mascharaddu (mi perdonino i sorsesi; so che ci sono altre
varianti nella grafia del nome) ed è davvero elegantissimo nel suo vestitino
black&white! E ha anche un sapore ottimo.
L’amico Nino, ottimo cuoco ed esperto sommelier, sapendo di
farmi cosa graditissima me ne ha regalato un sacchettino. Dopo aver passato
un’intera mattinata a fotografarli, ho deciso di metterli a bagno e di
trasformarli in un piatto unico.
Per due persone (piatto unico):
250 g di fagiolini mascherati di Sorso secchi
sedano, carota, cipolla, due pomodorini per il brodo
250 g di salsiccia di carne di pecora aromatizzata con aglio
ed erbe
150 g di verza rossa
1 spicchio d’aglio
olio extravergine di oliva
sale, pepe
Se sono secchi, i fagioli di Sorso vanno messi a bagno
almeno 24 ore prima dell’uso. In acqua fredda, in una ciotola chiusa
possibilmente con pellicola per alimenti. Non crescono molto di volume, ma
usate comunque una ciotola di dimensioni adeguate.
Cuocere i fagioli in acqua con una costa di sedano, una
carota, due guaine di cipolla, due pomodorini finché non saranno ben cotti: ci
vorrà circa un’ora a fuoco dolce.
Scolare i fagioli, recuperare le verdure. Frullare le
verdure nel bicchiere del mixer alla massima velocità, aggiungendo uno spicchio
d’aglio e due cucchiai d’olio.
Affettare la verza sottilissima, lavarla bene, quindi
stufarla in una padellina con un cucchiaio d’olio e poca acqua (controllare e
mescolare spesso e, se occorre, aggiungere acqua). Spegnare quando la verza
sarà cotta, ma ancora compatta.
Tagliare il budello della salsiccia e sgranare la polpa,
trasferirla in una padella ampia e, senza aggiungere alcun condimento, cuocerla
fino a che non sarà ben dorata. All’ultimo momento aggiungere i fagioli tenuti
da parte.
Riprendere la pentola utilizzata per i fagioli, versarvi la
crema di verdure e aglio, aggiungere qualche mestolo di acqua bollente e
lasciar sobbollire per una decina di minuti. Quindi aggiungere i fagioli,
tenendone da parte due cucchiai. Far scaldare, quindi utilizzare un frullino a
immersione e ridurre i fagioli in crema. Se preferite un risultato più fine
utilizzate un passaverdura; io ho preferito un crema “rustica”. Aggiustare di
sale e pepe, tenendo presente che la salsiccia di pecora è molto saporita.
Versare metà della crema di fagioli in ogni piatto,
aggiungere metà della verza e metà della carne di pecora con i fagioli interi.
Servire immediatamente.
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