Le patate arrosto sono uno di quei classici della cucina che
si presta a infinite varianti. A chi piacciono a spicchi, chi le preferisce a
fette, chi a cubetti grandi, chi a cubetti piccoli. Chi le vuole morbide e
appena dorate e chi le vuole un po’... secchine. Chi ci mette il rosmarino, chi
solo aglio e chi, invece, l’aglio giammai!,
chi le cuoce col burro e chi con l’olio. Beh, a me piacciono sempre: basta che
siano cucinate bene e che le patate siano buone...
Quelle di Gavoi (Nuoro) sono particolarmente pregiate: sono
patate di montagna – crescono benissimo a circa 700 metri – hanno buccia
sempre sottile e una produttività piuttosto limitata. Di recente l’Agris Sardegna (l’agenzia
regionale per la ricerca scientifica, la sperimentazione e l’innovazione
tecnologica nel settore agricolo e forestale) sta analizzando il corredo
genetico di questa patata grazie a un progetto
nato per la tutela della biodiversità animale e vegetale sarda. Dai primi
risultati pare diverso da tutti gli oltre mille campioni presenti nelle banche
dati esistenti.
Il
punto interessante per chi cucina è che queste patate, che nella mia dispensa
non mancano mai grazie ad amici gavoesi, sono asciutte, compatte, di ottimo
sapore e molto versatili: semplicemente lessate, nelle minestre, arrosto.
Questa volta ho voluto sperimentare una ricetta che prevede spezie, aglio e
burro chiarificato: la patata di montagna incontra la sponda africana del Mare
Mediterraneo.
Oltre
a una piccola aggiunta di curcuma e pepe rosa ho usato una miscela di spezie
detta ras-el-hanut. Si tratta
di un preparato che mischia piante aromatiche e spezie – una trentina – che
viene venduta già pronta e che è tipica della cucina dei paesi del Nord Africa.
Di certo contiene zenzero, noce moscata, pimento, chiodi di garofano, cannella,
pepe e curcuma, ma le possibili combinazioni sono molte; in alcune varianti ci
sono anche petali di rosa e fiori di lavanda. Il consiglio è di provarne diverse
di diversa provenienza e di scegliere poi la propria favorita.
Il burro chiarificato è un altro ingrediente molto presente
nella cucina di Nord Africa, Medio Oriente e India. Il procedimento per
ottenerlo in casa – ma si può comperare già pronto – è lungo ma semplice e
permette di ottenere da un normale panetto di burro fresco di conservabilità
modesta, un prodotto assai più longevo. Il burro va fatto sciogliere in una
casseruola dal fondo spesso a fuoco dolcissimo – frapponete una o più retine spargifiamma
tra fornello e casseruola – e poi lasciato cuocere per circa un’ora. A quel
punto l’acqua contenuta nel burro sarà evaporata e la caseina (la principale
proteina del latte) si sarà depositata sul fondo. Con delicatezza si dovrà
recuperare la materia grassa color giallo oro e conservarla in un barattolo in frigorifero. Si conserva per oltre un
mese.
Per 4 persone:
4 patate medie di Gavoi (o altre patate compatte e asciutte
– non novelle)
2 spicchi d’aglio
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
1 cucchiaio di burro chiarificato
pepe bianco
curcuma in polvere
misto di spezie (ras
el hanut)
1 pizzico di sale
pepe rosa (bacche)
Accendere il forno in modalità ventilato e portarlo a 200°.
Lavare bene le patate strofinandole anche con uno spazzolino
rigido. Affettarle, senza sbucciarle, con una mandolina in modo che tutte le fette abbiano lo
(stesso) spessore di circa 4 millimetri.
Sistemare le fette sulla placca del forno rivestita di
cartaforno in modo che si sovrappongano il meno possibile.
In una ciotola mescolare l'olio, il misto di spezie, il pepe rosa,
il sale, la curcuma, l’aglio grattugiato finemente e il burro. Lavorare con una
forchetta.
Ungere per bene tutte
le fette di patata in modo omogeneo utilizzando un pennello da cucina.
Inserire la placca nel forno sul ripiano centrale e
cuocere circa 10 minuti o fino a che le patate non sono ben dorate.
Servirle immediatamente.
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