Una torta
di ricotta semplice e buona. Basterebbe questo. Però aggiungo due parole.
La ricetta di
base è dell’amica Claudia Casu che, partita dalla Sardegna, ha portato il bello
e il buono del made in Italy in Giappone: se vi fa piacere sapere di più della
sua scuola di cucina a Tokyo, l’ho intervistata
tempo fa per il sito Maria Laura Berlinguer. Stile italiano.
Le varianti
– piccole – sono mie. Ho utilizzato semola di grano duro e zucchero di canna al
posto di farina e zucchero bianco e ho aggiunto un tocco di zenzero. Il
risultato, secondo me (e secondo chi ha assaggiato) è ottimo. È una torta adatta
per la colazione, per accompagnare il tè del pomeriggio, ma anche come dessert
dopo una cena, impreziosita da una pallina di gelato alla crema.
200 g di
ricotta di pecora freschissima
150 g di
zucchero di canna
100 g
farina di mandorle
100 g di
semola rimacinata
2 tuorli
2 albumi
2 cucchiai
di olio extravergine di oliva
15 g di
lievito chimico per dolci
1 arancio –
scorza e succo
1 limone –
solo la scorza
1 cucchiaio
da tè di zenzero fresco grattugiato
burro e farina
per lo stampo
Accendere
il forno e portarlo a 180°.
In una
ciotola lavorare i tuorli con lo zucchero e un pizzico di sale fino ad avere un
composto spumoso. Aggiungere la ricotta setacciata. Amalgamare bene.
Grattugiare
la buccia sia dell’arancia, sia del limone. Spremere l’arancia. Aggiungere scorze
e succo all’impasto. Aggiungere anche lo zenzero fresco appena grattugiato.
Mescolare bene con un cucchiaio o una spatola.
Mischiare
la semola con la farina di mandorle, aggiungere il lievito e poi unire il tutto
al composto, utilizzando un setaccio per evitare grumi.
Montare gli
albumi a neve. Aggiungerli poco per volta mescolando con una spatola dall’alto
in basso.
Versare il
tutto in una tortiera da 20 centimetri ben imburrata e infarinata.
Cuocere sul ripiano centrale del forno a 180° in
modalità non-ventilato per 45 minuti (per sicurezza fare la prova stecchino).
Spegnere il forno e attendere una decina di minuti prima di estrarre la torta.
Ottima sia tiepida, sia fredda.
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