Da Villaurbana alla chitarra, passando per stoffe e fagioli



L’autunno quaggiù quest’anno è secco (almeno domenica scorsa così sembrava) e, come ogni autunno, è tempo di sagre, di feste, di cortes apertas
Ovvero le case, i cortili, le botteghe artigiane di paesi grandi e piccoli vengono aperte ai visitatori dopo il caldo e la ressa dell’estate, ma prima del freddo... e della pochissima voglia di muoversi che caratterizza gli abitanti dell’isola in inverno.

Villaurbana, paese di meno di milleottocento abitanti nel Campidano di Oristano, ha organizzato la diciassettesima edizione della sua Sagra del Pane proprio la scorsa fine settimana. Non per nulla Biddobrana (come si chiama in sardo) è Città del Pane 
ed è conosciuta per la produzione di semole di alta qualità ricavate da diversi tipi di grano duro coltivati nei dintorni, tra i quali spicca la pregiata varietà Cappelli.
 
Villaurbana (Oristano), ottobre 2014
Villaurbana (Oristano), ottobre 2014

Un’occasione che si può sfruttare per fare provviste di cose buone e per fare anche qualche bella fotografia. E, infatti, non ci siamo lasciati pregare! Accompagnati da due amici che, come noi, non hanno bisogno di grande preavviso per organizzarsi e partire, abbiamo visitato il paese, ci siamo concessi un pranzetto niente male e siamo tornati carichi di acquisti.

Primo fra tutti la semola, ma anche la frutta secca e i legumi; alcuni piccoli oggetti di artigianato; il pane e la fregula. 








Confesso che ho passato la mattina di lunedì a fotografare i fagioli, i ceci, le lenticchie, le mandorle... mi sono divertita a mettere tutti in posa e a scattare da varie angolazioni, modificando il “set”, cambiando gli sfondi. Insomma un gioco divertente dal quale ho capito che i legumi sono degli ottimi soggetti!


Oggi, invece, mi sono dedicata alla pasta: spaghetti alla chitarra con una ricetta “mista”; ovvero ho usato un uovo per 400 gr di semola, poca acqua e un po’ di olio. Risultato: una bella pasta porosa, rustica e saporita, che ho condito con un semplicissimo sughetto di cipolle stufate. 






Muffin, di nuovo...? Con mele, burro e yogurt piuttosto speciali


L'ennesima ricetta per i muffin?

Ebbene sì. Niente di nuovo sotto il sole: ho fatto dei muffin. 
Però ci ho messo mele raccolte direttamente dall'albero a San Michele Appiano, nocciole e farina da grano da coltivazioni biologiche, uova acquistate direttamente da un allevatore di galline ovaiole (all'aperto), burro prodotto in una della malghe della Val Casies, yogurt della latteria sociale di Vipiteno. Insomma, per una volta non c'è nemmeno un ingrediente sardo.

Sono piaciuti. Eccoli qua.



230 g di farina
200 g di zucchero di canna
125 g di yogurt bianco intero
80 g di burro
2 uova intere
1 bustina di lievito in polvere
due manciate di nocciole non sbucciate
2 mele (di varietà indefinita: in pratica quelle che trovate, escluse quelle verdi)
1 pezzo di ottimo cioccolato artigianale (quantità a vostra discrezione ma di buona qualità)

Preriscaldare il forno a 180°. Imburrare e infarinare dei pirottini di carta oleata (io poi li ho sistemati negli alloggiamenti di una di quelle teglie con stampi multipli).

Tritare grossolanamente le nocciole e il cioccolato. Sbucciare e tagliare a dadini le mele, bagnandole via via con un po' di succo di limone per non farle scurire.

Sciogliere il burro a bagnomaria e lasciarlo quasi completamente raffreddare.

Lavorare il burro con lo zucchero con una frusta, unire la yogurt e amalgamare bene, quindi unire le uova - una per volta - e mescolare bene per ottenere un composto molto liscio. Abbandonare la frusta a favore di una spatola di silicone e aggiungere poco per volta la farina ben setacciata insieme al lievito.

Aggiungere infine le mele, le nocciole e il cioccolato e mescolare bene.

Versare il composto nei pirottini/stampini e infornare subito.

Cuoceranno in circa 25 minuti, ma è bene fare un controllo con lo stecchino prima di spegnere il forno. A quel punto lasciare i dolcetti a riposare per un po', quindi toglierli dal forno e lasciare raffreddare completamente sull'apposita griglia.

Di montagne, cuori di stoffa e altre delizie


Se vi capitasse di passare da Sappada, oltre che godere dello splendido paesaggio delle montagne bellunesi, curiosare in negozietti deliziosi (mi sono portata via dei fagioli di Lamon con i quali ho confezionato una delle migliori pasta e fagioli della mia vita!), pensare che ci abita proprio della bella gente, che ci tiene al proprio paese e alla propria casa... dovete assolutamente andare da Laite.

Sappada, la montagna da Borgo Hoffe
Sappada, Borgo Hoffe

Un ristorantino, il Laite, che, tanto per cominciare, materializza il sogno infantile di entrare in una casetta piccina picciò, tutta di legno e piena di cose belle e tenere; per scoprire - da grandi - un ambiente caldo, pulito, curato, accogliente ed elegantissimo nella sua discreta semplicità.
 
Sappada, Borgo Hoffe - Ristorante Laite

E poi vi seduce definitivamente con il cibo: ottimo, concreto e saporito, ma, allo stesso tempo, arioso e fantasioso. Come riesca a trasmettere queste sensazioni e a sintetizzare questi sapori la bravissima Chef Fabrizia Meroi io non lo so.
 
E ho deciso che non voglio saperlo, che non voglio tentare di carpire alcun segreto. Preferisco, invece, coltivare il desiderio di tornare ancora ad assaggiare i suoi piatti abbinati ognuno a un diverso vino, accuratamente selezionato da Roberto Brovedani, il quale attinge da una cantina che, visto ciò che ne è uscito nello spazio di un solo pranzo, deve conservare dei veri tesori.

Sappada, Borgo Hoffe - Ristorante Laite

Sappada, Borgo Hoffe - Ristorante Laite

Magari, poi, la prossima volta vengo in moto.