Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi

 

Le “belle serate” qui non sono un’eccezione, è vero. Soprattutto da aprile a ottobre. Ma certe serate sono più belle di altre, più… perfette. Con quella luce calda e limpida, caratteristica del momento in cui il Maestrale, dopo aver fatto il suo dovere per tre giorni di fila, si riposa e lascia il mondo fresco, pulito e splendente. 

 

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

 

Nelle serate così è impossibile, per quanto possiate essere pantofolai, stare chiusi in casa. Bisogna avere il cielo sopra la testa, bisogna raggiungere un punto da cui si veda bene il tramonto sul mare, bisogna godersi l’aria estiva sulla pelle e respirare l’odore di terra e di macchia. Bisogna vedere accendersi le stelle. No, niente asfalto, niente piazzetta affollata e rumorosa, niente tavolini troppo vicini nel triste dehors di un locale cittadino!

 

La soluzione migliore, datemi retta, è organizzare una serata in vigna. Le vigne, con il loro andamento regolare, quasi ipnotico se viste dall’alto, secondo me sono uno dei panorami rurali più rilassanti; appagano il mio gusto estetico, mi ricordano il lavoro “buono”, legato ai ritmi delle stagioni, sono verdi e rigogliose, ma mostrano la terra che le nutre, sono cariche di aspettative.

 

Ed eccoci quindi con un gruppo di amici a Sorso, in località Montizzeddu, provincia di Sassari, nella regione storica della Romangia, dove il vignaiolo Mario Bagella e la sua famiglia hanno costruito la cantina più vicina al mare di tutta la Sardegna. La nuova cantina, progettata per essere perfettamente integrata con la collina su cui poggia, tanto da avere esattamente lo stesso colore morbido della terra tipica di quella zona, è una costruzione moderna, pratica e razionale, ma affascinante.

 

La terrazza, liscia, senza fronzoli, coperta da vele e arredata in modo essenziale, dà modo di godersi un panorama spettacolare in qualunque ora del giorno: da mezzogiorno a mezzanotte, in qualsiasi momento si alzi lo sguardo si può apprezzare qualcosa di nuovo. L’occhio è catturato da un fiore selvatico a pochi centimetri, come da una elegantissima vela che solca il Golfo dell’Asinara. L’orecchio, coccolato dal silenzio della campagna, percepisce i richiami degli uccelli, i grilli e poi i rapaci notturni. Il naso, in una piacevolissima sinestesia, si riempie di sensazioni verdi come la campagna, blu come il mare e gialle e minerali come la terra.

 

L’accoglienza è – esattamente come accadeva nella “vecchia” cantina – calorosa, cordiale, disponibile. La bella sensazione di essere a proprio agio e l’immediato rilassamento sono impagabili. Sedersi comodi e cominciare la degustazione, guidata dalle parole di Mario, agronomo, quinta generazione di vignaioli e persona dotata di rare capacità comunicative, allontana piacevolmente qualsiasi pensiero fosco.

 

Una serata in assoluta tranquillità accompagnando un calice – o una intera bottiglia – con salumi locali sceltissimi e lo straordinario pane di Sorso e Sennori, giustamente famoso in tutta la Sardegna (dove il pane è eccellente ovunque). Le chiacchiere, le risate, due passi fino a raggiungere il punto più panoramico della vigna da dove fotografare il tramonto e poi la morbidezza del buio estivo, uno scialle per le ragazze più freddolose, il mio cane Giovedì che si gode, forse più di tutti, la inebriante sensazione di libertà offerta dal qui-e-ora.

 

I vini di Mario Bagella sono quelli caratteristici della zona nord ovest della Sardegna, da uve Cannonau, Vermentino, Cagnulari e Moscato al 100%, oltre a un bianco frizzante ricavato da altre uve autoctone. Tutti da provare (magari non tutti tutti la stessa sera…) per ritrovare in ognuno il gusto del luogo tanto quanto il frutto del lavoro dell’uomo.

 

 

https://www.mariobagella.it/a/

 

https://www.instagram.com/cantina_mario.bagella/?hl=it

 

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata


Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata



Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spensierata

 

Serata in vigna. Gustare il tramonto non solo con gli occhi, foto di Orata Spnsierata

 

 

Torta di mandorle (turta de mendula)

 

Questa foto qui fa parte di un post mooooolto più articolato che spero di riuscire a comporre presto, ma qualcuno (non faccio nomi) era impaziente di avere la ricetta di questa torta, che 

 

a. è davvero semplicissima

 

b. impiega pochissimi ingredienti

 

c. non ho inventato io (ma è come la faccio io)

 

È infatti uno dei classici dolci di mandorle della tradizione sarda: la turta de mendula, o torta degli sposi per l'usanza di servirla alla fine dei pranzi di nozze. Ovviamente in quelle occasioni la si..."veste" di una candida glassa di zucchero, confettini bianchi e decorazioni in foglia d'oro.

Questa è quindi la versione-base, una torta nuda. Che io ho lasciato nuda, sia perché non son brava nella decorazioni, sia perchè non si sposava nessuno.

 

Torta di mandorle (turta de mendula), foto di Cristiana Grassi

Ecco, quindi cosa serve e come procedere:

 

250 g di mandorle

200 g di zucchero (bianco)

6 uova di medie dimensioni

1 bicchierino di rosolio

scorza grattugiata di un limone

 

Procuratevi delle mandorle di altissima qualità, sbollentatele e privatele della buccia strofinandole con un panno ruvido e tra le dita. Fatele asciugare benissimo.

 

Tritatele finemente aggiungendo mezzo cucchiaio di zucchero preso dal totale.

 

Separate albumi e tuorli. Lavorate questi ultimi con lo zucchero, meno un cucchiaino da tè (che terrete da parte), fino ad avere un composto gonfio, leggero e quasi bianco.

 

Aggiungete le mandorle e amalgamate bene con una spatola.

 

Aggiungete il bicchierino di rosolio. Per rosolio intendo un liquore casalingo, di quelli che si fanno mescolando lo sciroppo di zucchero con l'alcol aromatizzato al limone, mandarino, arancia, petali di rosa, erba luisa... quello che volete. Non vanno bene liquori come anice, rum o simili.

 

Aggiungete la scorza di limone.

 

Montate gli albumi a neve fermissima aiutandovi con un cucchiaino di aceto di mele e aggiungendo a metà lavoro lo zucchero tenuto da parte.

 

Unite gli albumi al composto molto delicatamente.

 

Versate il tutto in una tortiera leggermente unta e infarinata (va bene l'olio d'oliva) di circa 28 centimetri di diametro e cuocete a 175/180 gradi in modalità ventilata per circa 35 minuti.

 

Lasciatela intiepidire prima di toglierla con delicatezza dalla tortiera e poi fatela raffreddare completamente (anche un notte intera) su una griglia coperta da un telo leggero.