Per questo Gran Tour di Aifb abbiamo girato la Sardegna
dall’inizio di agosto a oggi. Un giro virtuale che ha condotto chi l’ha
seguito a conoscere meglio alcune cose note di quest’isola meravigliosa –
per esempio i prodotti e i vini Dop, Igp, Doc e Docg – e a scoprire
prodotti meno noti, di nicchia o a rischio di estinzione.
Gran Tour tra le paste della Sardegna
Abbiamo parlato di pasta in
questo post, soffermandoci su
formati particolarmente belli come
andarinos e
lorighittas, o particolarmente
diffusi, come i
maccarrones; o che hanno un marchio di tutela come i
Culurgionis ogliastrini Igp; o che sono rimasti appannaggio di pochissime donne come
il filindeu, di cui ci ha parlato una
maestra di pasta. Ma su questo argomento potremmo dire ancora molto, perché, per esempio, le varianti che non abbiamo potuto citare dei
maccheroni al ferretto sono moltissime, così come quelle degli spaghettoni o degli stessi gnocchetti.
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Maccheroni al ferretto - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Tra vini e vitigni della Sardegna
Abbiamo parlato di vini in due articoli: uno incentrato sulle
Doc e Dogc della Sardegna e sui vitigni autoctoni più noti; l’altro che esplorava
vitigni meno noti e metodi produttivi alternativi con un’intervista a un sommelier. Ma anche
in questo campo molto altro offre la Sardegna:
molte ancora sono le uve locali con nomi bellissimi; moltissime sono le
cantine e le aziende vitivinicole che producono vini di eccelsa qualità
che esprimono benissimo lo spirito isolano. E, in tema di alcolici, non
abbiamo dimenticato di avere
tantissimi ottimi birrifici artigianali di fama ormai internazionale,
o una produzione familiare e artigianale di ottimi liquori e
distillati, spesso frutto della conoscenza delle erbe spontanee della
macchia mediterranea, come finocchietto, genziana, menta… Semplicemente
non abbiamo avuto il tempo di parlarne più approfonditamente; ma chi
apprezza il genere, sappia che in Sardegna può trovare bevande alcoliche
originali e di altissima qualità.
I pani quotidiani e speciali della Sardegna
Abbiamo trattato un argomento affascinante e fondamentale per noi: il pane,
il pane quotidiano e
il pane speciale, rituale,
legato a feste e ricorrenze. Grano duro e acqua che si trasformano in
opere d’arte buone da mangiare: la semplicità di un alimento umile, che
esce dalle mani delle donne, con
l’immenso potere di raccontare e di trasmettere a noi stessi e al mondo il senso di comunità.
Il nostro pane si mangia a tavola e si può conservare per ricordo,
anche per decenni: molte sono le spose che tengono avvolto nella velina
il loro pane delle nozze. E molte sono le donne devote che ancor oggi
portano il loro pane in chiesa per la benedizione in occasione delle
feste, o che lo donano ai bambini che fanno la questua di casa in casa.
Questo è il pane per noi. Pane che si arricchisce, a volte, di altri
ingredienti, come miele o zucchero o anche ciccioli di maiale e strutto.
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Pane di sapa - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Un giro tra la ricca biodiversità sarda e i piatti più… strani
Abbiamo parlato di
biodiversità agricola
– fondamentale per progredire quanto per rimanere solidamente attaccati
alla tradizione e al sapere di chi ci ha preceduti – di
erbe spontanee, di frutta, di
carciofi, di
mirto, di
miele, di
zafferano. Non siamo riusciti ad approfondire la conoscenza di funghi e tartufi – tra cui
prelibati porcini e pregiati ovuli – caratteristici delle zone interne dell’isola:
sappiate che ci sono e che sono buonissimi. Doni della natura generosa
della Sardegna, che sono anche una vera miniera d’oro, se sfruttate nel
modo giusto.
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Porcini nei boschi di Tiana, Nuoro - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Abbiamo parlato anche di produzioni animali: la
bottarga e l’
agnello, ma anche i
salumi di maiale.
Tutti prodotti ottimi, con una diffusione locale capillare e un certo
peso economico grazie all’esportazione in Italia e all’estero. Ma,
inutile dirlo, assaggiarli qui in un’occasione conviviale è tutt’altra
cosa. E ne abbiamo altre di cose da farvi assaggiare… cordula, trataliu,
piedini, cervella, trippa e lingua: ecco cosa aspettarsi sul menù di
una vera trattoria sassarese. Ovvero: intestini e parti meno nobili
dell’animale (vitello o agnello) che possono diventare vere delizie se
ben cucinate.
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La favata, piatto tipico della cucina sassarese - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
E aggiungiamoci anche
la favata: un piatto tipico
del Carnevale fatto con orecchio, guancia, piedi, muso del maiale
conservati sotto sale, lavati e cotti con fave secche e finocchietto.
Un’altra delizia tutta sassarese è
lo zimino, che si
cucina alla griglia, all’aperto, con più gente possibile intorno al
fuoco e rigorosamente senza usare le posate. L’intestino del vitellone e
il suo diaframma, ecco di cosa si tratta. Per completare il quadro non
vanno dimenticate le specialità casalinghe
ciogga e ciogga minudda (lumaca e lumachina), che a Sassari diventano anche protagoniste di una accesa gara annuale a chi ne… succhia di più. In pubblico.
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Ciogga (lumache) alla sassarese - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Gran Tour tra ciò che offre il mare della Sardegna
E anche il mare offre molto a chi sa apprezzare. Oltre al tonno di
corsa, ovvero quello pescato con tecniche tradizionali nel Sulcis e
consumato interamente, dal succulento filetto, alle sacche ovariche,
alla
buzzonaglia; oltre a cozze e ostriche allevate con
successo; oltre ai pesci grandi e piccoli, più o meno pregiati, non
dimentichiamo polpi, calamari, seppie, bocconi (
Murice spinoso) e attinie (
Anemonia sulcata) dette
orziadas e servite fritte. E le anguille? Nell’oristanese, in primavera, si servono con il formaggio pecorino: assolutamente da provare.
Assaggiando formaggi e latticini in giro per l’isola
Abbiamo parlato di
formaggi pecorini, quelli con il marchio Dop e
quelli senza:
tutti formaggi degni di nota, che esprimono benissimo la tradizione
millenaria della Sardegna in questo campo. E abbiamo citato anche un
formaggio di vacca,
il Casizolu, intervistando un produttore. E anche di quelli di
capra.
Ma di formaggi e latticini si potrebbe parlare per giorni. Voglio
citare qui alcune prelibatezze che, se verrete in Sardegna, dovete
prendervi la briga di cercare e di assaggiare. Se amate i sapori più
freschi e delicati la
ricotta di pecora fa per voi:
mille versioni diverse su e giù per l’isola, poiché ogni pastore produce
la sua e fare una classifica è impossibile. Ma la ricotta si può anche
affumicare: ecco quindi la
ricotta mustia o fumada, in vari gradi di stagionatura, perfetta per mille piatti.
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Sa fresa, formaggio vaccino - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Se, invece, siete propensi ai sapori acidi ecco
gioddu, frue, casu axedu che sono tutti, più o meno, versioni dell’universale yogurt, e
sa casada.
Sa casada
è il colostro ovino – prodotto dalla pecora nell’immediatezza del parto
– scaldato a bagnomaria, dolcificato con zucchero e aromatizzato da
scorza di limone; appena coagula, si versa in stampi e scodelle e si
consuma freddo. Sempre con il latte di pecora si fa – nel nord Sardegna –
la
mazza frissa: mentre il latte sobbolle si
gettano manciate di semola di grano duro fino a che non si ottiene una
sorta di budino. Tra i formaggi vaccini – che sono pochi – non si può
non citare
la fresa, prodotta nelle zone centrali della
Sardegna, dalla caratteristica forma squadrata e bassa, ottima in tutti
i gradi di stagionatura; e
la peretta, prodotta tradizionalmente in casa dalle donne, a forma di pera (appunto) ottima fresca per le
seadas,
ma deliziosa anche stagionata. Finiamo in bellezza con quel formaggio
(pecorino) che viene preceduto dalla sua fama… e dall’odore:
su casu marzu.
Odiato o amato, perché vie di mezzo non esistono. Chi riesce ad
assaggiare qualcosa che si muove (saltellando con una certa vivacità) si
faccia avanti: non è illegale.
Un tour tra le comunità della Sardegna
Abbiamo parlato tanto di
Sardegna “vera”,
dell’interno, vecchia di millenni e fedele alle proprie radici anche
genetiche, ma non dimentichiamo che in Sardegna esistono tre piccole
enclave: Alghero (Sassari), Arborea (Oristano) e Carloforte
(Sud-Sardegna). E che ognuna ha le sue specialità gastronomiche. Ad
Alghero le influenze catalane – evidenti anche nella lingua – si
esprimono bene con i crostacei e il pesce: indimenticabile “l’aragosta
alla catalana” con pomodoro e cipolla. Ad Arborea, la piccola colonia di
profughi veneti e friulani, stabilitisi in Sardegna dopo le bonifiche
degli anni Venti e Trenta del XX secolo, ha dato vita a
una cucina meticcia che ha nella polenta il suo piatto base,
in abbinamento alle specialità sarde. A Carloforte la Sardegna si
trasforma in Liguria: trofie, pesto, tonno, biscotti e pani. Tutto
ricorda – con grande piacere dei buongustai – che i carlofortini hanno
origini liguri e ne vanno orgogliosi.
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Gallette di Carloforte - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
I dolci della Sardegna
Il capitolo finale di questo gran tour potrebbe essere dedicato ai dolci: abbiamo parlato di quelli
dedicati al matrimonio, che sono i più belli, ma la Sardegna ha molto altro da offrire in questo campo. Per esempio
biscotti di frutta secca come i
papassini, tipici del giorno dei morti. O i dolci fatti di formaggio e latticini come
seadas, ricottelle, formaggelle,
pardulas e ravioli fritti, spesso impreziositi dallo zafferano. O i numerosissimi
dolci fritti preparati per il carnevale: dalle frittelle morbide, lunghe o rotonde, fino ad acciuleddi e treccioline di pasta violata. O i
dolci con la sapa,
tipicamente invernali, poco dolci e che si conservano a lungo. La sapa
può essere classica, ovvero di mosto cotto e fatto addensare, oppure di
fico d’india, ottenuta con lo stesso procedimento di lunga cottura. O i
dolci con le arance: l’aranzada nuorese è una delizia di scorza d’arancia e miele. O ancora sospiri,
gueffus,
pirichittus e
tiriccas,
biscottos,
pistoccos… e i mostaccioli di Oristano e i
culurgiones de sàmbene,
ravioli ripieni di sangue di maiale e spezie. Impossibile citarli
tutti; quindi, per chi ama i dolci, voglio consigliare un libro:
Dolci di Sardegna. Storia e tradizione, edito da Ilisso con bellissime illustrazioni e ricette.
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Pardulas di Milis, Oristano - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Gran Tour Della Sardegna di Aifb: appuntamento sull’isola
Il tempo e lo spazio virtuali concessi al
continente-Sardegna per il Gran Tour di Aifb è stato tiranno:
avremmo voluto dire molto di più
per far conoscere a un pubblico vasto e interessato tutto quello che
questa isola e i suoi abitanti possono offrire a sé stessi e ai propri
ospiti. Tutto quello di cui abbiamo parlato e gli argomenti che abbiamo
approfondito maggiormente con i nostri articoli non dicono tutto. Perché
molto altro sul cibo tipico e tradizionale della Sardegna e il suo
valore identitario ci sarebbe da dire. Non ci resta che invitare coloro
che vogliono andare oltre le (pur meravigliose)
spiagge sarde
a venirci a trovare fuori stagione; d’inverno per passare una serata
davanti al camino, in autunno per godere dei frutti del bosco e di
giornate ancora calde; in primavera per girare per la campagna e i
borghi alla scoperta oltre che del cibo, di tutti gli inestimabili
tesori archeologici, storici e artistici, naturalistici che la Sardegna
offre.
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