Sì, l’ennesima torta di ricotta. Semplificata al massimo, in versione “aspettiamo l’autunno”, che dovrebbe essere già qui e invece se ne frega di noi che boccheggiamo. Vabbè, per fortuna l’uva c’è già, anzi, c’è da un pezzo ed è buonissima.
Dunque torta classica, semplice; l’unica abilità sta nel tagliare in due ogni singolo acino d’uva ed eliminare i semi senza intaccare la polpa. Ma poi che abilità? Ci vuole solo un po’ di pazienza. Naturalmente potete usare l’uva che preferite, bianca, rossa, nera…
Per una tortiera da 26 centimetri
200 g di ricotta vaccina
200 g di farina di grano tenero
200 g di zucchero di canna
2 uova
70 g di burro
2 cucchiai di semi di papavero
1 bustina (15 grammi) di lievito per dolci
acini d’uva (circa un grappolo)
scorza di limone
burro e farina per la tortiera
Preriscaldate il forno a 180° in modalità non-ventilato.
Lavate accuratamente l’uva, tagliate in due ogni acino con un coltellino affilato ed eliminate i semini. Tenete da parte.
Imburrate generosamente la tortiera (di qualsiasi tipo, non occorre che si apribile) e infarinatela. Tenetela da parte.
Fate sciogliere il burro e lasciatelo raffreddare.
In una ciotola montate lo zucchero con le uova fino ad avere un composto chiaro e spumoso. Aggiungete il burro fuso e mescolate, poi la ricotta, poi la scorza di limone appena grattugiata (a piacere, ma con l’uva ci sta bene) e infine la farina setacciandola accuratamente insieme al lievito. Potete fare tutte queste operazioni con una frusta elettrica.
Aggiungete i semi di papavero e mescolate con una spatola, poi versate il tutto nella tortiera, sempre aiutandovi con la spatola.
Ora sistemate su tutta la superficie della torta i mezzi acini d’va con il taglio verso il basso. Non dovrebbero affondare, perché il composto è piuttosto consistente.
Infornate sul ripiano centrale del forno e cuocete per 45 minuti.
Aprite il forno e lasciate riposare un quarto d’ora, poi sfornate. Un altro po’ di attesa quindi sformate la torta e fatela raffreddare su una grigia; solo in seguito sistematela sul piatto di portata.
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