Mirto in fiore - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Il mirto in Sardegna è praticamente ovunque: insieme a elicriso, cisto e lentisco profuma l'aria dell'isola; le sue foglie lucide e appuntite, i suoi fiori candidi, le sue bacche sono inconfondibili. Ne parlo oggi per il Gran Tour della Sardegna di Aifb. Chiacchierando di storia e mito, virtù medicamentose e usi in cucina si arriva al liquore che tutti conosciamo e apprezziamo.
Leggete.
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Ecco l'articolo:
Bibliografia e sitografia:
Piante medicinali in Sardegna, Enrica Campanini, Ilisso, Nuoro 2009
Associazione Produttori Liquore Mirto di Sardegna Tradizionale
Sardegna agricoltura
Leggete.
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Ecco l'articolo:
Mirto in fiore - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Gran Tour d’Italia, la Sardegna. La pianta del mirto: regina della macchia mediterranea
Il mirto (Myrtus communis) è una pianta diffusissima in Sardegna,
della quale si utilizzano, da sempre e per molti scopi diversi, bacche,
foglie, rami e persino radici. Profuma l’aria dell’isola; è
indispensabile in cucina; utile nella medicina tradizionale e nella
cosmetica, ma è nota soprattutto perché se ne ricava il famoso liquore
Mirto di Sardegna Tradizionale.
Il mirto in Sardegna: i molti nomi di una pianta diffusissima
Il mirto – Myrtus communis
pianta aromatica sempreverde secondo la mitologia classica cara a
Venere – cresce spontaneo in tutte le regioni, italiane e non,
affacciate sul Mediterraneo. In Sardegna è diffuso ovunque: dalle coste
più basse fino alla mezza montagna; lo si trova in boschetti fitti o
mischiato alle altre essenze della macchia e, a seconda delle zone,
prende nomi diversi: mulsta; multa; murta; murtiu; murtizzu; muta, ma anche murtin, murtauccia, murtaurci, murtaucci.
E l’elenco potrebbe continuare, ma basta per far capire come la
presenza del mirto sia diffusa e connaturata in tutti i luoghi della
Sardegna.
Il profumo del mirto è per tutti, insieme a quello dell’elicriso (Helichrysum italicum), il principe dei profumi della Sardegna. Il mirto profuma quando a giugno si schiudono i bellissimi e delicatissimi fiori bianchi a cinque petali; in estate quando le foglie, verde scuro e appuntite, nascondono le bacche ancora acerbe; in novembre quando le bacche – biancoverdi nella varietà bianca o nero opaco bluastro nella varietà nera – sono mature e cariche di succo.
Il profumo del mirto è per tutti, insieme a quello dell’elicriso (Helichrysum italicum), il principe dei profumi della Sardegna. Il mirto profuma quando a giugno si schiudono i bellissimi e delicatissimi fiori bianchi a cinque petali; in estate quando le foglie, verde scuro e appuntite, nascondono le bacche ancora acerbe; in novembre quando le bacche – biancoverdi nella varietà bianca o nero opaco bluastro nella varietà nera – sono mature e cariche di succo.
Mirto in fiore - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Il mirto gli usi nella medicina popolare
Per Greci e Romani il mirto
era simbolo di amore e purezza, ma sono note fin dal IV secolo a.C.
anche le sue proprietà curative: con le bacche fresche o secche si
curavano le emorragie, il succo si mescolava a vino caldo per avere
effetti digestivi e diuretici, oppure si applicava esternamente come
antisettico e astringente. Le proprietà antisettiche erano sfruttate
anche in cucina per allungare la conservabilità dei cibi. Nel Medioevo
il mirto veniva usato non solo in campo farmacologico, ma anche per
produrre unguenti, profumi e persino inchiostri. Con i fiori si
preparava per distillazione la cosiddetta acqua degli angeli, molto rinomata per la cura della pelle: pare che fosse ottima come antirughe.
La medicina popolare sarda si è sempre servita di tutte le parti della pianta. Le foglie, con proprietà antisettiche, venivano bruciate nelle stanze per disinfettare l’aria o utilizzate per preparare decotti utili per molti malanni, non ultimo il morso di animali velenosi come i ragni (in Sardegna non esistono serpenti velenosi). Il succo delle bacche veniva utilizzato per la bellezza dei capelli neri; la corteccia per la concia delle pelli. La pianta in sé era comunque amata dai pastori perché era – essendo un sempreverde – comunque disponibile come foraggio per pecore e capre.
La medicina popolare sarda si è sempre servita di tutte le parti della pianta. Le foglie, con proprietà antisettiche, venivano bruciate nelle stanze per disinfettare l’aria o utilizzate per preparare decotti utili per molti malanni, non ultimo il morso di animali velenosi come i ragni (in Sardegna non esistono serpenti velenosi). Il succo delle bacche veniva utilizzato per la bellezza dei capelli neri; la corteccia per la concia delle pelli. La pianta in sé era comunque amata dai pastori perché era – essendo un sempreverde – comunque disponibile come foraggio per pecore e capre.
Il mirto di Sardegna: il suo luogo d’elezione è la cucina
Ma è in cucina che, da tempi remotissimi fino ai giorni nostri, il mirto
trova il suo impiego più vario: viene utilizzato per aromatizzare
carni, pesci, formaggi, salumi, liquori e dolci. È impossibile
immaginare un maialetto o un agnello arrosto senza un letto di rami di
mirto ad accoglierlo. Alcuni pastori ancor oggi avvolgono i formaggi
freschi – prodotti per uso famigliare – in giovani rami di mirto per il
loro potere conservante, ma anche per trasmetterne l’aroma al formaggio.
Mirto con bacche mature - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
C’è anche una ricetta per cucinare sa pudda
(gallina) che prevede di lessarla con i normali odori, poi ricoprirla
di rametti di mirto e avvolgerla strettamente in un canovaccio perché si
insaporisca. Verrà consumata fredda il giorno dopo, oppure verrà
disossata e conservata coperta con olio e altro mirto per essere
consumata come antipasto. Il mirto, comunque, si presta, come quasi
tutte le erbe aromatiche, a moltissimi usi e quindi è utilizzato anche
nella produzione di marmellate e dolci, magari in abbinamento con il
cioccolato; ma si tratta di ricette relativamente recenti.
Il mirto: dalle bacche il Mirto di Sardegna Tradizionale
Un prodotto che, invece, ha una
tradizione consolidata, tanto da essere nella lista dei Pat (Prodotti
Agroalimentari Tradizionali) della Sardegna è il liquore di mirto,
chiamato Mirto di Sardegna Tradizionale. Le bacche
necessarie alla produzione devono essere spontanee, raccolte
direttamente dalla pianta (non da terra) al massimo grado di maturazione
e devono essere immerse in una soluzione idroalcolica senza aggiunta di
altri aromatizzanti o conservanti per non meno di due settimane. Si può
aggiungere zucchero o miele in proporzioni variabili e il grado
alcolico finale non deve superare i 36° volumetrici. Dal 1994 esiste l’Associazione Produttori Liquore Mirto di Sardegna Tradizionale,
nata con il patrocinio dell’Unione Europea e di Confindustria Sardegna e
il controllo scientifico dell’Università di Sassari e dell’Istituto
Agrario di San Michele all’Adige.
Liquore di mirto - Foto di Cristiana Grassi/Orata Spensierata diritti riservati |
Se esiste una ricetta ufficiale,
esistono di fatto anche decine di varianti personali e famigliari e
alcuni trucchi e segreti per il “liquore perfetto”, molto amato e
praticamente onnipresente. Soprattutto in estate, quando viene servito
freddo e persino ghiacciato a fine pasto o, secondo una moda recente,
diventa ingrediente di cocktail fantasiosi e… molto alcolici.
Bibliografia e sitografia:
Piante medicinali in Sardegna, Enrica Campanini, Ilisso, Nuoro 2009
Associazione Produttori Liquore Mirto di Sardegna Tradizionale
Sardegna agricoltura
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