Insalata mista. Parola d'ordine: osare

 

Ma si può scrivere ancora qualcosa che non sia stato scritto per introdurre un’insalata? Io credo di aver detto tutto. Una cosa, secondo me, però serve sempre dire: bisogna osare! Usare la fantasia e osare. L’insalata è una palestra fantastica per allenare la fantasia senza spendere un botto e senza sporcare tremilacinquecentoquarantacinque pentole e padelle.

 

Vedete, ho un’amica cara e diverse conoscenti che, nel vedere le foto di ciò che cucino, hanno spesso reazioni di vera sorpresa e il loro commento passa dal non ci avrei mai pensato al io non avrei il coraggio... Eppure sono persone colte, che hanno viaggiato, che leggono, che si informano. Ma davanti a un accostamento di ingredienti “insolito” vanno in confusione; non riescono ad aggiungere una pagina – o anche solo un piccolo paragrafo –  al loro personale catalogo della cucina. Quel piatto è così perché me lo ha insegnato mia mamma, perché l’ho sempre cucinato così, perché… si fa così. Attribuiscono l’originalità all’esotico, all’etnico, “all’altro” insomma, e non la concepiscono tra le proprie mura domestiche. Oppure la ammirano alla tavola del ristorante, delegando alla professionalità del cuoco l’onere della creatività.

 

Ma chi l’ha detto?! La tradizione è una meraviglia: tutti amiamo certe ricette e vogliamo ritrovarle uguali a sé stesse ancora e ancora durante le feste, la domenica, in trattoria, chessò… a Natale. E, di contro, tutti amano essere stupiti al ristorante. Ma non è noioso replicare nel quotidiano sempre i medesimi schemi? O reprimere un moto di fantasia solo perché “a casa non ne vale la pena”? Non è più divertente – e mi spingo a dire salutare, visto che la varietà fa solo bene nella dieta di chiunque – provare? creare? anche azzardare?

 

Vero: si può sbagliare. Assolutamente sì. Ma è veramente difficile che alla fine il piatto sia completamente immangiabile. Magari non sarà esattamente come avevamo immaginato, ma tanto da finire diritto nella spazzatura no, dai! E non c’è bisogno di usare ingredienti preziosi come tartufi bianchi, caviale beluga, melone Yubari; basta andare al mercato più vicino con un portamonete.

 

La quantità di una spezia, un contrasto dolce-salato o caldo-freddo possono essere non perfetti: la prossima volta farete meglio, nel frattempo prendete appunti e chiedete pareri alle persone che mangiano con voi. Che, a meno che non abbiate cattive frequentazioni, non vi toglieranno il saluto e non vi ameranno di meno per un’insalata un po’ strana.

 

Dopo questa divagazione largamente inutile torniamo all’insalata di oggi, per la quale come solito non darò quantità precise. Regolatevi secondo preferenze, fame e disponibilità.

 


Cavolo cappuccio rosso

carote

barbabietole

ravanelli

uova

 

yogurt

olio extravergine di oliva

sale

zucchero di canna

pepe

melassa di melagrana

 

 

Mondate il cavolo cappuccio eliminando le due o tre foglie più esterne, dividetelo in due e affettatelo sottile sottile con un coltello grande ben affilato. Lavatelo accuratamente e stendetelo ad asciugare su carta da cucina.

 

Mondate le carote, sbucciatele, lavatele e grattugiatele con una grattugia a denti larghi. Io ne uso una da appoggio con cinque lame diverse di Microplane che trovo fantastica e utile per ogni evenienza.

 

Mondate le barbabietole e i ravanelli, sciacquateli e affettateli fini.

 

Lessate le uova per 13 minuti, sgusciatele e tagliatele in due.

 

Mescolate lo yogurt con olio, sale, pepe, zucchero.

 


Sistemate le verdure nella ciotola (meglio una per ogni commensale), aggiungete le uova, condite facendo cadere lo yogurt a gocce, completate con un filo di melassa di melagrana e decorate con quello che avete, tipo due barbette di finocchio, due foglioline di menta…

 

 

 


1 commento:

  1. Usare e osare, potrebbe essere il motto del 2024! Me lo segno…

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