Consentitemi di prenderla un po’ alla lontana, oggi.
In generale non amo i laghi: hanno un cattivo odore e l’acqua scura mi fa paura. E questo malgrado io sia nata e vissuta per tanti anni nella regione italiana con il maggior numero di laghi (almeno, questo mi disse la mia maestra Elsa e io ci credo ciecamente)!
Però i giardini delle case in riva ai laghi sono sempre bellissimi! Non mi riferisco necessariamente alle grandi e monumentali ville oggi tanto appetite dagli stranieri, ma alle “case”, quelle normali, con quei giardini piccoli e umidi, sempre un po’ bui dove vivono armonicamente vecchie serenelle, capelvenere rigogliosi, invernali e profumatissimi calcanti e alberi di cachi.
Ecco, qui vi volevo portare: agli alberi di cachi. Sono alberi solidi con frutti bellissimi, i quali se ne stanno verdi-verdi e vellutati a passare l’estate nascosti sotto le foglie grandi e scure e poi, improvvisamente, diventano lucidi, di un arancione abbagliante e l’albero scrolla via tutte le foglie, per farli risaltare e far prendere loro l’ultimo sole autunnale.
Io associo sempre questi alberi e questi frutti alle passeggiate d’autunno in riva ai laghi, a quei gironi in cui le giornate si accorciano velocemente e si comincia a usare la sciarpa per tenersi la gola al riparo dall’umidità; quelle giornate, rare, in cui il cielo di Lombardia è davvero azzurro-cielo-di-Lombardia.
Però i giardini delle case in riva ai laghi sono sempre bellissimi! Non mi riferisco necessariamente alle grandi e monumentali ville oggi tanto appetite dagli stranieri, ma alle “case”, quelle normali, con quei giardini piccoli e umidi, sempre un po’ bui dove vivono armonicamente vecchie serenelle, capelvenere rigogliosi, invernali e profumatissimi calcanti e alberi di cachi.
Ecco, qui vi volevo portare: agli alberi di cachi. Sono alberi solidi con frutti bellissimi, i quali se ne stanno verdi-verdi e vellutati a passare l’estate nascosti sotto le foglie grandi e scure e poi, improvvisamente, diventano lucidi, di un arancione abbagliante e l’albero scrolla via tutte le foglie, per farli risaltare e far prendere loro l’ultimo sole autunnale.
Io associo sempre questi alberi e questi frutti alle passeggiate d’autunno in riva ai laghi, a quei gironi in cui le giornate si accorciano velocemente e si comincia a usare la sciarpa per tenersi la gola al riparo dall’umidità; quelle giornate, rare, in cui il cielo di Lombardia è davvero azzurro-cielo-di-Lombardia.
Però questi frutti si trovano dappertutto: al nord si raccolgono ancora un po’ acerbi, perché il freddo li rovinerebbe; se ne lascia solo qualcuno sulla pianta, per gli uccelli e, diciamocelo, perché l’effetto estetico dell’albero senza nemmeno una foglia, ma con quei frutti vivaci e traslucidi è impagabile.
Qui al sud non ce n’è bisogno; si raccolgono a maturazione e si consumano subito.
Qui al sud non ce n’è bisogno; si raccolgono a maturazione e si consumano subito.
Insomma, tutta questa lunghissima premessa per dirvi che mi hanno regalato un vassoio colmo di cachi supermaturi che devo assolutamente consumare in fretta!
Ovviamente una marmellata non me la toglie nessuno; di certo ne mangerò un bel po’ nature, ma i rimanenti finiranno in un dolce facile facile, che, lo ammetto, sarebbe più adatto a quelle giornate fredde che, qui sull’isola, non hanno nessuna voglia di arrivare… per fortuna.
Cachi molto maturi
zucchero grezzo di canna
mascarpone fresco
yogurt (possibilmente intero del tipo cremoso)
cognac o rum scuro
cacao amaro
cannella
Mondare i cachi di picciolo e buccia e raccogliere la polpa in una ciotola, poi passare accuratamente tutto attraverso un setaccio piuttosto fine per eliminare tutti i filamenti e i semini. Unire alla polpa setacciata un poco di cannella in polvere.
Mescolare energicamente il mascarpone con lo yogurt e lo zucchero di canna (senza eccedere, poiché i cachi sono molto dolci di loro) e profumare con un poco di liquore. Il mascarpone deve prevalere, quindi se ne deve usare il doppio rispetto allo yogurt.
Unire i due composti e mescolare bene, assaggiare ed eventualmente aggiustare di zucchero.
Versare in piccole tazzine o ciotoline individuali e lasciar riposare in frigorifero per qualche ora.
Togliere dal frigorifero e, se necessario per un miglior effetto estetico, rimescolare. Servire con biscottini tipo lingue di gatto o, in alternativa, dei savoiardi freschi (ma in questo caso questo dessert diventa un po’… impegnativo), spolverizzando solo all’ultimo momento la superficie con del buon cacao amaro.
Versare in piccole tazzine o ciotoline individuali e lasciar riposare in frigorifero per qualche ora.
Togliere dal frigorifero e, se necessario per un miglior effetto estetico, rimescolare. Servire con biscottini tipo lingue di gatto o, in alternativa, dei savoiardi freschi (ma in questo caso questo dessert diventa un po’… impegnativo), spolverizzando solo all’ultimo momento la superficie con del buon cacao amaro.
Se utilizzate la ricetta come fine pasto e non come merenda, l’abbinamento che consiglierei è con un Malvasia Passito dei Colli Piacentini, un vino DOP dolce e aromatico della provincia di Piacenza.
con un prologo così affascinante la mousse non può che essere favolosa!
RispondiEliminamavi
Affascinante e buonissima, credimi...
RispondiEliminaAndrew