More more
more ancora more. Quest’anno sono davvero tante. Impossibile resistere alla
tentazione di farne scorpacciata. Peccato solo che crescano ben protette dalle
spine (il mio polpaccio sinistro ne sa qualcosa)!
Una gita in
campagna per raccoglierle era d’obbligo, ringraziando la pioggia che ce le ha fatte
trovare... già ben lavate. L’idea era di farne marmellata, ma poi ho deciso per
una soddisfazione più immediata.
400 g circa
di more appena raccolte
120 g di
farina 00
4 uova
intere
100 g di
zucchero
10 g di
mandorle non pelate
½ l di
latte fresco intero
1 cucchiaio
di zucchero di canna
+ burro e farina per la teglia
Imburrare e
infarinare una teglia di ceramica; mondare le more e disporvele in un solo strato.
Accendere
il forno e portarlo a 190°.
Setacciare
la farina in una ciotola.
Lavorare lo
zucchero nel tritatutto elettrico insieme alle mandorle e ridurlo in più
possibile simile allo zucchero a velo, quindi unirlo alla farina.
Unire un
uovo alla volta mescolando con una frusta. Unire lentamente anche il latte sempre
lavorando con una frusta.
Versare delicatamente
il composto sopra le more, quindi infornare sul ripiano centrale del forno.
Cuocere per
30 minuti. Estrarre solo parzialmente la teglia dal forno e cospargere la
superficie del dolce con un cucchiaio di zucchero di canna, poi continuare la
cottura per circa 10 minuti.
Attendere
almeno altri 10 minuti prima di estrarre il dolce dal forno. Servire sia caldo,
sia tiepido, sia freddo (è sempre buono).
Ora due
parole su clafoutis e dintorni.
Se la
ricetta della tradizione casalinga francese prevede che il clafoutis sia di ciliegie – usate intere, senza eliminare il
nocciolo – in realtà lo stesso esatto dolce si può fare con frutta diversa. Per esempio la prima uva,
le more come in questo caso, ma anche le albicocche a pezzetti, i mirtilli... l’importante
è che la frutta sia matura, ma non troppo sugosa o, peggio, acquosa. Il
procedimento è sempre lo stesso. Ma. Ma c'è un ma. Se non è di ciliegie il clafoutis non è un clafoutis, ma una flognarde.
Esistono poi
diverse varianti della pastella: c’è chi mette più o meno uova per la stessa
quantità di farina, chi mette pochissimo zucchero, chi usa metà farina 00 e
metà farina di mandorle, chi usa metà latte e metà panna fresca. La ricetta si trova praticamente in ogni libro
di cucina, tradizionale o meno.
Quella che
ho proposto io è quasi esattamente quella di Marco Guarnaschelli Gotti, con la
piccola variante delle mandorle con la buccia e dello zucchero di canna sulla
superficie.
Un’altra
cosa: i clafoutis e le flognarde vengono bene se cotti in una teglia di ceramica del tipo che
vedete nelle foto; meglio evitare le teglie antiaderenti e di silicone.
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