Martedì mattina ho partecipato alla conferenza stampa di
presentazione di un convegno dal titolo Lotta
alla contraffazione alimentare e promozione dell’olio extravergine sardo,
che si terrà a Sassari il 29 gennaio 2016. I temi del convegno saranno, come ben esplicitato
nel titolo, la frode alimentare, la contraffazione dei prodotti made in Italy e
le strategie per combatterle. Il convegno è organizzato da Coldiretti Sassari e Gallura con l’Amministrazione comunale e la Camera di Commercio di Sassari.
Particolare accento sarà posto sull’olio extravergine di
oliva – prodotto
importantissimo per l’economia agricola italiana – anche perché la seconda parte dell’incontro sarà
dedicata alla premiazione dei migliori oli extravergini partecipanti al primo Concorso Città di Sassari.
Un concorso che vede in gara produttori di olio sia
professionisti (aziende agricole e oleifici) sia amatoriali, che saranno
numerosi, visto che i campioni da analizzare sono già un centinaio e che mancano
ancora alcuni giorni alla scadenza per la consegna.
D’altra parte il Nord Sardegna vanta qualcosa come 1600
ettari di superficie olivetata e 1200 produttori per 22 frantoi (dati
Coldiretti). Numeri di grande rilievo se si conta che la popolazione totale è
di meno di 500mila persone (dati Istat). L’annata inoltre si presenta
particolarmente positiva, sia dal punto di vista qualitativo, sia quantitativo:
si stima – la raccolta non è completamente terminata – che in Sardegna si
produrranno 60mila quintali di olio; non tutto extravergine chiaramente, ma
comunque tutto di alta qualità perché le olive sono state abbondanti e sane.
Ciò che ho potuto ammirare io in questi mesi è stato, in
effetti, uno spettacolo di ulivi stracarichi di frutti come non ne vedevo da
anni e ciò che ho potuto assaggiare beh, è un prodotto davvero straordinario.
Come si diceva martedì durante l’incontro con il sindaco di Sassari Sanna e il
presidente Coldiretti Sassari e Gallura Cualbu, l’economia locale legata all’ulivo
e all’olio registra dati positivi.
Tutti amiamo cucinare con il nostro “olio
buono”, amiamo sentirne a crudo il sapore potente e avvolgente che ricorda il
carciofo e le erbe mediterranee e tutti, chi più chi meno, ci assicuriamo
annualmente una quantità di olio cospicua, se si pensa che in media ogni sardo
consuma qualcosa come 15 litri l’anno, contro i 12 del resto della popolazione
italiana.
Ma ciò che conta, forse persino più dell’economia fatta di
numeri, è il valore ambientale e sociale racchiuso nell’ulivo e nella
produzione dell’olio. Se si desidera raccogliere olive sane e avere ottimo olio
è necessario curare i propri alberi, mantenendo così in buona salute l’ambiente
e vigilando implicitamente sul territorio. Prevendendone l’erosione, per
esempio.
Se si desidera raccogliere le olive in modo veloce e
corretto si ha bisogno di una mano e quindi chi lo fa per fini commerciali
assume personale; chi lo fa in maniera amatoriale chiama a raccolta famiglia e amici,
innescando così un processo virtuoso di coesione sociale.
Inoltre non si deve sottovalutare il valore paesaggistico
degli uliveti: cosa sarebbe la Sardegna senza il verdegrigio degli ulivi a
punteggiare le colline? Verdegrigio comune a tutte le varietà: Bosana, Tonda sassarese,
Tonda di Cagliari, Tonda di Villacidro, Nera di Villacidro, Nera di Oliena, Semidana,
Cariasina, Pizz’e carroga, Sivigliana... e altre locali (a questo indirizzo si
può scaricare un opuscolo di una quarantina di pagine proposto dalla Regione
Sardegna con tutti i segreti dell’Extravergine Sardo Dop e con bellissime
immagini).
In
attesa di sapere quali saranno gli oli premiati il 29 gennaio alla conclusione
del primo Concorso città di Sassari,
io utilizzo il magnifico nettare gialloverde della stagione 2015 sia crudo, sia come
complemento indispensabile a ogni piatto che esce dalla mia cucina.
Senza
eccedere, ma apprezzandone le differenze: quest’anno, infatti, ho a
disposizione ben tre oli diversi. Uno
proviene da un uliveto privato che dà una resa davvero piccola ma ottima, che
ho scambiato ben volentieri con le mie marmellate. L’altro da uliveti di una
piccolissima azienda agricola a conduzione familiare, che è semplicemente
spettacolare e che mi è stato consegnato in tanichette da 5 litri e caricato in
macchina dopo una breve trattativa che ha comportato anche due bicchieri di
“una Vernaccina speciale” e qualche fetta di salsiccia. Il terzo da un’azienda
agricola più grande e più organizzata che imbottiglia il proprio prodotto con
etichetta a norma di legge. Norme che vanno sempre rispettate, non mi stancherò
mai di ripeterlo, ma che devono viaggiare su binari paralleli rispetto a una
fiducia personale che non dovrebbe mai venir meno.
Non
è insolito che l’approvvigionamento di olio in famiglia avvenga tramite scambi:
due barattoli di marmellata per un litro; un formaggio ottimo per due litri,
una cassa di arance per ... e così via.
-->
È
questo il bello di vivere in una
regione dove – sebbene, ovviamente, ci siano delle eccezioni e anche episodi di
illegalità – il valore del cibo e la sua condivisione sono ancora tenuti in
grandissima considerazione.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti non sono moderati, quindi mi affido alla vostra capacità di essere gentili ed educati :-)
Se lo desiderate, potete anche mandarmi un messaggio privato. L'indirizzo lo trovate in alto a destra, sulla home page