Come ho
già raccontato (qui) in precedenza, qualche giorno fa un’amica mi ha regalato due
chili di ottima semola di grano duro varietà Cappelli. La semola è integrale,
macinata a pietra, ma per nulla grossolana. Ho deciso così di provare a usarla
anche per un piccolo dolce che ha pochi ingredienti e niente lievito ed è
davvero alla porta di tutti; nella sua semplice rusticità si conserva per
giorni ed è perfetto con una tazza di tè nero.
Per una
tortiera da 22 cm di diametro
170 g di
semola rimacinata di grano duro integrale
120 g di
zucchero di canna
100 g di
burro
4 uova
intere di dimensioni medie
1 grossa
arancia bionda *
Accendere
il forno e portarlo a 180°. Foderare una tortiera con cartaforno; aiuterà
bagnarla con acqua fredda e strizzarla bene, così da modellarla meglio sui lati
della tortiera.
Lavare
un’arancia, grattugiare la parte colorata della scorza e tenerla da parte,
quindi spremerla e pesare 50 g di succo (la mia arancia ne ha fornito più di
100 grammi).
Far sciogliere
il burro lentamente vicino al fornello, o nel microonde se lo usate, e
lasciarlo intiepidire, quindi unirlo al succo di arancia aggiungendo anche la scorza
grattugiata.
Immergere
una ciotola in un bagnomaria già caldo. Versarvi lo zucchero e le uova. Con una
frusta e movimenti lenti ma costanti montare il tutto fino a che non abbia più
o meno raddoppiato il volume. Questo è il procedimento che, in genere, si usa
per la pasta genovese; ma, poiché si
utilizza lo zucchero di canna, il risultato sarà meno spumoso e meno arioso e
il composto sarà scuro.
Allontanare
la ciotola dal bagnomaria e unire la semola a pioggia alternandola al composto
di burro e succo d’arancia. Mescolare bene, controllando che non ci siano
grumi.
Versare il
composto nella tortiera e infornare per 30 minuti a 180° e poi cuocere ancora
circa 10 minuti a 100°.
Estrarre
la torta dal forno, toglierla subito dallo stampo aiutandosi con i lembi della
cartaforno e lasciarla raffreddare su un griglia coprendola con un tovagliolo.
* io ho
usato una grossa arancia di Milis, varietà ombelicata; per qualche notizia in
più potete dare un’occhiata qui
e leggere qui sotto:
* Milis
è un piccolo paese in provincia di Oristano, famoso per gli splendidi aranceti,
che regalano arance dolcissime e succosissime, per gli orti e per la bellissima
chiesa romanica di San Paolo (che vale una visita tutto l'anno, anche se non è
stagione di arance).
Voglio aggiungere qui anche una piccola citazione:
"Nel primo giorno di maggio, con un tempo magnifico, ho visitato i giardini o piuttosto la foresta d'aranci di Milis, ornamento della Sardegna, coi suoi cinquecentomila e più alberi, il cui avvicinarsi è annunziato da una brezza profumata. Circondato da colline che lo riparano, questo bosco, che ho percorso per più ore sotto un'ombra deliziosa, era allora animato dal canto degli uccelli e dal mormorio di mille ruscelletti che irrigano le radici di questi alberi sempre assetati. Uno strato spesso di fiori d'arancio copriva il suolo: io camminavo, sdrucciolavo su questa neve odorante. Se scostavo i rami per penetrare nel bosco, i fiori saltellavano nell'aria e mi sferzavano la faccia. Questo fiore prezioso (…) qui esala profumi inutili, cade in terra e forma uno spesso e dolce tappeto. Le erbe aromatiche mescolavano un gradevole e forte odore con quello più soave dell'arancio. L'abbondanza dei frutti è prodigiosa: qualche volta son necessari lunghi pali per sostenere i rami che si piegano sotto il peso delle arance e dei limoni. I frutti ammontano, nelle annate medie, a non meno di dieci milioni: si rimane abbagliati da tutti questi globi rossi e dorati, ardente vegetazione sospesa in festoni e ghirlande (…) Le campagne balsamiche di Milis meriterebbero esse sole un viaggio nella Sardegna"
Voglio aggiungere qui anche una piccola citazione:
"Nel primo giorno di maggio, con un tempo magnifico, ho visitato i giardini o piuttosto la foresta d'aranci di Milis, ornamento della Sardegna, coi suoi cinquecentomila e più alberi, il cui avvicinarsi è annunziato da una brezza profumata. Circondato da colline che lo riparano, questo bosco, che ho percorso per più ore sotto un'ombra deliziosa, era allora animato dal canto degli uccelli e dal mormorio di mille ruscelletti che irrigano le radici di questi alberi sempre assetati. Uno strato spesso di fiori d'arancio copriva il suolo: io camminavo, sdrucciolavo su questa neve odorante. Se scostavo i rami per penetrare nel bosco, i fiori saltellavano nell'aria e mi sferzavano la faccia. Questo fiore prezioso (…) qui esala profumi inutili, cade in terra e forma uno spesso e dolce tappeto. Le erbe aromatiche mescolavano un gradevole e forte odore con quello più soave dell'arancio. L'abbondanza dei frutti è prodigiosa: qualche volta son necessari lunghi pali per sostenere i rami che si piegano sotto il peso delle arance e dei limoni. I frutti ammontano, nelle annate medie, a non meno di dieci milioni: si rimane abbagliati da tutti questi globi rossi e dorati, ardente vegetazione sospesa in festoni e ghirlande (…) Le campagne balsamiche di Milis meriterebbero esse sole un viaggio nella Sardegna"
Antoine Claude Pasquin detto Valery, Voyage en Sardaigne 1837
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