La Sardegna è la terza
regione italiana produttrice di mandorle dopo Puglia e Sicilia. Sono circa
tremilacinquecento gli ettari piantumati a mandorli; alberi antichi che abitano
le terre del Mediterraneo
praticamente da sempre e che caratterizzano il paesaggio con le loro chiome
spettinate.
Ai primi avvisi di primavera
si coprono di fiori tanto delicati quanto sfacciati che si trasformano presto
in frutti ingannevoli: uno strato vellutato che invita alla carezza, che nasconde
una scorza dura e impegnativa che però, una volta superata, rivela finalmente
un cuore buono.
E le mandorle buone lo sono
per davvero; non solo per il palato, ma per l’organismo in generale perché, tra
le tante proprietà, sono un’ottima fonte di vitamina E.
E… poi: come potremmo fare a
meno delle mandorle per i nostri dolci? Amaretti, torrone, gueffus, sospiri,
gattò, copulette solo per citarne alcuni.
Se un mandorlo o due si
trovano da tempi immemori in ogni appezzamento di terreno, la coltivazione a
scopo commerciale iniziò sull’isola solo all’inizio del ‘900, ma declinò nel
giro di un cinquantennio. Troppo lavoro per una resa non sempre soddisfacente.
Oggi i mandorleti, nei quali
si trovano - salvo eccezioni - le varietà Cossu, Olla e Schina
de porcu sono quasi esclusivamente
nella parte sud dell’isola.
Baressa (Oristano), comune
della Marmilla, è conosciuto come “il paese dei mandorleti” e qui la produzione
è incoraggiata e sostenuta; a oggi si contano circa cento ettari coltivati e
una Sagra della Mandorla che mira a far conoscere a un pubblico più vasto
possibile le bellezze del paese (poche, ma belle davvero), le ottime mandorle e
i favolosi dolcetti che le vedono protagoniste.
Non potevo lasciarmi scappare
l’occasione per fare scorta per tutto l’inverno: mi son portata a casa diversi
chili di prelibati frutti che non tarderò a utilizzare in cucina e non solo per
i dolci.
Ma non solo: Baressa è anche
orti, frantoi, scorci caratteristici e cortili. Quindi ho fatto scorpacciata
d’aglio e meloni di settembre e ho scattato moltissime foto; insomma una
domenica proficua.
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