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I bovini di razza Sardo-Modicana (per gli
amici Bue rosso), sono animali semiselvaggi o, meglio, poco socievoli e amanti
della tranquillità dei loro pascoli.
Sono animali vigorosi, forti, derivati dall’incrocio
- coronato dal successo alla fine dell’Ottocento - di animali indigeni sardi
con esemplari di ceppo podolico e
di razza Modicana.
I pascoli sono quelli del Montiferru, dove vivaci
distese di erbe spontanee e scure pietre laviche compongono un paesaggio
splendido, in particolare in primavera. Il Montiferru è compreso nella
provincia di Oristano e nasconde, nel suo cuore più profondo, un cono vulcanico
spento da millenni.
Il
Presidio Slow Food nato per valorizzare questa razza particolare inizia il suo
percorso nel 2002, alla nascita del Consorzio di allevatori di Bue Rosso. Il
Consorzio, attraverso accordi con i macellai e una campagna di informazione dei
consumatori di tutta l’isola, oggi propone carne, latte e derivati di entrambi
di alta qualità e molto apprezzati.
Il
disciplinare del Presidio prescrive che i vitellini siano allattati dalla madre
sino alla fine naturale dello svezzamento e che poi si nutrano all’aperto di
erbe spontanee.
Prima
della macellazione è previsto un periodo di finissaggio: ovvero gli animali
sono ingrassati in stalla per circa due mesi secondo una regola che esclude
insilati, mangimi di origine animale e qualsiasi cibo che possa contenere Ogm.
In genere vengono macellati capi tra i 18 e i 25 mesi; le vacche invece
continuano a produrre latte più a lungo; latte che si trasforma in ottimo
casizolu, il caratteristico formaggio a pasta filata a forma di (grossa, anche
grossissima) pera.
Oltre
alle succulente bistecche e agli altri tagli, adatti più o meno per ogni
preparazione, la carne di Bue rosso diventa anche un’ottima bresaola. Dalla
punta d’anca o dal magatello dei bovini si produce anche qui nel cuore del
Montiferru – oltre che nella lontana Valtellina - quest’ottimo “salume crudo”
avvolto in budello. Quello che vedete nella foto (bello, vero?) è un recente
acquisto presso la Macelleria Sassu di Bonarcado.
Una
Macelleria con la maiuscola, dove la gentilezza e la professionalità si sposano
con una pulizia e un ordine perfetti e con una scelta di carni di produzione
propria davvero fantastica (per noi carnivori è un piccolo paradiso, non me ne
vogliano troppo coloro che - per i più svariati e seri motivi – hanno
escluso la carne dalla loro dieta).
La bresaola di Sassu sarà il
coronamento di una splendida gita, perché una gita Bonarcado la merita!
La
meravigliosa chiesa romanica di Santa Maria è imperdibile. Consacrata nel
1146 o 47 come chiesa principale di un monastero Camaldolese esistente e fiorente
(allevamenti e coltivazioni... vi dice niente?) fin dai primissimi anni del XII
secolo, venne costruita sopra un insediamento nuragico, cui si sovrappose un
villaggio romano.
Lo stesso toponimo Bonarcado deriva dalla
chiesa intitolata alla Vergine panàkhrantos e risale all'epoca bizantina. Il santuario medesimo pare insista sopra un edificio termale
tardoromano. E a questo è facile credere, perché sul sagrato della chiesa ci
sono fontane e il battistero ospita un’antica vasca mosaicata.
Insomma, quando
ci si offre la possibilità di coniugare la cultura e l’ammirazione del bello
con la soddisfazione del gusto: lasciar perdere sarebbe imperdonabile.
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