La città in
cui vivo da quasi un decennio ha ben poco in comune con quella dove sono nata.
Dimensioni, clima, gente, ritmi... tutto è diverso. I giardini interni dei
palazzi di fine ‘800 però sono comuni a entrambe, anche se poi le specie di
piante che vi si trovano sono decisamente differenti.
Qui
prevalgono palme e agrumi e proprio da uno di questi “alberi segreti”, vecchio
di quasi cent’anni, una cara amica ha staccato per me questi meravigliosi
mandarini che hanno riempito la casa del loro profumo per giorni.
La pianta
non ha mai subito alcun trattamento e non è mai stata innestata, quindi i
frutti sono strapieni di semi, il che li rende un po’... laboriosi da mangiare.
Ho pensato quindi di utilizzarne il succo per una torta, ma, tra i miei libri e
il web, non sono riuscita a trovare una ricetta che mi soddisfacesse.
Allora sono
andata un po’ a naso, fidandomi solamente della mia (scarsa, per altro)
esperienza in tema di dolci. Niente farina 00, ma semola rimacinata di grano
duro sardo, niente zucchero raffinato, ma solo zucchero grezzo di canna e
niente lievito. Il risultato? Una torta sorprendentemente morbida e
profumatissima.
Per una
tortiera da 24 cm di diametro
170 g di
semola rimacinata di grano duro
120 g di zucchero
di canna
100 g di
burro
4 uova
intere
3 mandarini
+
1 cucchiaio
di zucchero di canna
2, 3
cucchiaini di zucchero a velo
Accendere
il forno in modalità statica e portarlo a 180°. Foderare di cartaforno una
tortiera (aiuterà bagnarla con acqua fredda e strizzarla bene, così da
modellarla meglio sui lati della tortiera).
Lavare un
mandarino, sbucciarlo, ripulire bene ogni spicchio da filamenti e scarti. Eliminare la parte bianca interna della buccia,
quindi tritarla con la mezzaluna (non con un apparecchio elettrico). Spremere
gli altri due mandarini e ricavare più o meno 50 g di succo.
Sciogliere
il burro e lasciarlo intiepidire, quindi unirlo al succo di mandarino
aggiungendo anche le bucce tritate.
Immergere
una ciotola in un bagnomaria già caldo. Versarvi lo zucchero e le uova. Con una
frusta e movimenti lenti ma costanti montare il tutto fino a che non abbia più
o meno raddoppiato il volume. Questo è il procedimento che, in genere, si usa
per la pasta genovese, che è molto
simile al pandispagna. Utilizzando però lo zucchero di canna, il risultato sarà
meno spumoso e meno arioso e il composto sarà scuro.
Allontanare
la ciotola dal bagnomaria e unire la semola a pioggia alternandola al composto
di burro e mandarino. Mescolare bene, controllare che non ci siano grumi.
Versare
nella tortiera e infornare per 30 minuti a 180° e poi cuocere ancora circa 10
minuti a 100°. Estrarre la torta dal
forno, toglierla subito dallo stampo aiutandosi con i lembi della cartaforno e
lasciarla raffreddare su un griglia coprendola con un tovagliolo.
Nel
frattempo sciogliere un cucchiaio di zucchero di canna in un pentolino dal
fondo spesso, aggiungere 1 cucchiaino d’acqua e gli spicchi di mandarino ben
puliti. Mescolare continuamente con delicatezza per circa 5 minuti, quindi
stendere le fette di mandarino su un pezzetto di cartaforno e lasciarle
raffreddare completamente.
Sistemare
la torta sul piatto di servizio e cospargerla di zucchero a velo, poi decorala
con gli spicchi di mandarino caramellati.
Ottima anche
il giorno dopo.
Sai che non ho mai assaggiato una torta con la farina di grano duro? Da come si vede dovrebbere essere molto buona, la devo proprio provare. L'hai decorata molto bene, così come son belle le fotografie.
RispondiEliminaGrazie, Carla!
EliminaPartendo dal presupposto che non sarò mai una pasticciera... e che lascerò per sempre le creazioni più ardite in questo campo ai professionisti (gustandomele sempre con grande piacere), ho deciso di adottare nella produzione casalinga dei miei dolci materie prime il meno possibile sofisticate.
La semola di grano duro e lo zucchero di canna fanno parte di questa dotazione "casalinga" e sto cercando di utilizzarli per diverse ricette; non è facile perché bisogna un po' riscrivere ricette già conosciute, un po' fare esperimenti per vedere i risultati e aggiustre via via il tiro.
Questo dolce in particolare mi ha stupito; io stessa non credevo che sarebbe stato così morbido! E un tocco davvero speciale è quello che hanno dato i fantastici mandarini dell'albero dei miei amici Graziella e Roberto :-)