In Sardegna
la produzione di dolci tradizionali, o tipici, soprattutto nella parte nord
dell’isola è piuttosto limitata. Non ci sono dolci sontuosi e appariscenti, ma invece molte elaborazioni diverse di alcuni modelli e tipi di impasto,
declinate con piccole varianti di ingredienti a seconda della stagione.
Ecco
che allora la pasta violata, fatta cioè di semola rimacinata, acqua e strutto
diventa via via il guscio che accoglie formaggio, ricotta, pasta di mandorle,
un impasto di miele e scorza d’arancia, oppure di sapa di mosto o di fichi
d’india.
E lo strutto ricompare insieme alla semola e alle mandorle anche per i
dolcetti secchi. Il miele si mostra in tutta la sua versatilità, le uova sono
indispensabili quasi solo per i soffici biscottos
(molto simili ai savoiardi, per capirci).
Insomma, i dolci tradizionali sono
diretta espressione di quello che una terra non sempre facile come quella sarda
era in grado di offrire. Non per questo sono meno buoni o meno apprezzati! I
dolcetti sono sempre presenti sulla tavola festiva; vengono
offerti per ogni ricorrenza e donati generosamente da chi li produce in casa e
sono facilissimi da trovare in ogni piccolo negozio in ogni momento dell’anno.
I papassini, per esempio, sono biscotti rustici legati alle festività invernali
che si aprono con il 1 novembre e terminano più o meno il 17 gennaio con la
festa di sant’Antonio, che dà il via al Carnevale. Per i papassini, come per
quasi tutti i dolci tradizionali italiani, non esiste LA ricetta, ma tante
ricette quante sono le famiglie.
Io da alcuni anni le colleziono: chiedo a
tutti di scomodare mamme, nonne e ziette e di farsi scrivere la ricetta. Molte
interpellate si schermiscono dicendo che “vanno a occhio”, altre si avventurano
e svelano i propri segreti. Io, dopo accurata valutazione, ho deciso che la mia ricetta sarà quella più semplice. Molto rustica, utilizza lo zucchero di
canna invece di quello bianco ed elimina completamente la cappa bianca decorativa
di zucchero e diavoletti.
Per 35 – 40
papassini
500 g di semola rimacinata di
grano duro di Villaurbana
150 g di mandorle di Baressa
sgusciate e sbucciate
125 g di strutto fatto in casa
125 g di zucchero scuro di canna
100 g di uva passa
100 g di noci sgusciate e pulite
2 uova medie
1/2 bicchierino di acquavite
fatta in casa
1/2 bicchierino di latte
scorza grattugiata di un limone
farina di grano tenero per il
piano di lavoro
Sminuzzare grossolanamente la
frutta secca con un coltello pesante. Mettere l’uva passa in ammollo in acqua
tiepida.
Setacciare la semola e lavorarla
con le mani in una ciotola capiente con lo strutto fino a ricavare delle
briciolone.
Aggiungere lo zucchero e poi le
uova intere una per volta senza mai smettere di impastare; aggiungere il latte
e l'acquavite
Unire anche la scorza grattugiata
di limone e, in ultimo, l'uva passa sciacquata e asciugata e la frutta secca.
Lasciar riposare l'impasto per
una mezz'ora nella stessa ciotola, quindi dividerlo in più parti e stenderle
man mano con il matterello su un piano di marmo infarinato (con farina di grano
tenero).
Ricavare le forme a rombo con uno stampino di metallo o
a mano libera con il coltello e far cuocere per 20 minuti - sulla placca
rivestita di carta da forno - in forno ventilato già preriscaldato a 190°.
Far raffreddare i biscotti sul piano di marmo, quindi
conservarli in una scatola.
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