La ricetta di oggi è quanto di più semplice si possa
immaginare. Di particolare c’è la pasta: le lorighittas di Morgongiori. Sulle
quali mi fa piacere scrivere due parole.
Se si considera che lóriga
in sardo è l’anello (il gioiello, ma anche quello di ferro, infisso nel muro
per legare il cavallo); lórigas sono
gli orecchini e lórighittas sono i
viticci... beh, è facile capire perché questa varietà di pasta si chiama così.
E il nome poetico non è la sola sua particolarità: la rende unica anche il
fatto che – per tradizione consolidata – si produce in un solo, piccolo paese
della provincia di Oristano: Morgongiori, nella zona della Marmilla.
Infatti sas
lorighittas non sono come gli gnocchetti, che, in mille varianti di forma e
dimensione, sono “tipici” di moltissimi paesi dell’isola, ma sono piuttosto
come sos andarinos, altro formato di
pasta originale e piuttosto complicato da fare, che è caratteristico di Usini
(Sassari).
Non esistono lorighittas
fatte “a macchina”: per farle servono tre dita e un’abilità che si acquisisce
con il tempo e che, a dir la verità, comincio a pensare sia proprio una
questione di DNA. Io, infatti, malgrado i tentativi, ho ottenuto solo risultati
mediocri.
Dopo aver fatto una pasta perfetta con semola di grano duro,
acqua e un pizzico di sale (in alcune famiglie si aggiungono anche le uova), si
ricavano tanti fili sottili che si devono avvolgere per due volte su indice,
anulare e medio di una mano chiudendoli poi ad anello. La chiusura va fissata
con il pollice. Ovviamente ci si mette molto di più a dirlo che a farlo. Basta
saperlo fare...
In ogni caso, una volta fatte, le lorighittas devono riposare e seccare stese in cesti e coperte da
panni leggeri. Non sono permesse altre modalità di essicazione. Per condirle
poi si va dal semplice sugo di pomodoro e pecorino, allo stufato di galletto,
fino a robustissimi intingoli a base di cinghiale o maiale adulto. Tutti
ottimi.
Come avrete capito, io le lorighittas le compero già fatte tutte le volte che le trovo; nelle
piccole botteghe, durante le feste di paese o durante la festa annuale che le
celebra nella loro Morgongiori. E le condisco come mi detta l’ispirazione; con
gli asparagi; con i fagioli, al ragù...
Le lorighittas di oggi sono ai funghi antunna. Nella foto le vedete ambientate su un
bellissimo runner (azzurro) e su uno strofinaccio (color lino naturale), che escono entrambi
dalle abili mani dell’amica Elena, tessitrice in Samugheo (Oristano).
Se volete dare un’occhiata ad altri
suoi lavori e avere qualche informazione in più aprite questo post dello scorso anno.
Per due persone:
500 g circa di funghi antunna freschi e interi (in cottura si riducono
molto)
150 g di lorighittas
2 spicchi d’aglio
2 cucchiai di yogurt
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
1 cucchiaio di Fiore sardo grattugiato fine
prezzemolo fresco da tritare al momento
sale e pepe bianco
Pulire i funghi con una pezzuola, eliminare la parte finale
del gambo e sciacquarli velocemente, quindi ridurli in pezzi regolari.
Mettere a bollire l’acqua salata per la pasta.
In una padella larga (io ho usato un wok) scaldare l’olio
con gli spicchi d’aglio tritati fini o lasciati interi e leggermente schiacciati,
se li volete eliminare. Gettarvi i funghi e cuocerli mescolando continuamente.
Non serve molto tempo. In ultimo aggiungere il prezzemolo fresco, tritato con
la mezzaluna al momento, e aggiustare di sale e pepe.
Gettare la pasta nell’acqua, cuocerla per circa 10 minuti
(ma è meglio assaggiare, come sempre per la pasta artigianale), quindi
trasferirla con un mestolo forato nella padella con i funghi, aggiungere lo
yogurt, il Fiore sardo e, se servisse, un po’ della sua acqua di cottura,
mescolare bene e servire immediatamente.
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